Terapia Cognitivo Comportamentale ed EMDR: un trattamento integrato per i disturbi relati allo stress e ai traumi psicologici
La Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC, o Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente considerata, a livello internazionale, uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento dei disturbi psicopatologici. Nell’ambito della TCC si sono sviluppate numerose tecniche di intervento per problemi specifici. Fra queste, l’EMDR (Rielaborazione e Desensibilizzazione attraverso i Movimenti Oculari) è una tecnica psicoterapeutica che consente il trattamento di diverse psicopatologie legate allo stress o derivate da eventi traumatici. L’integrazione della Teoria Cognitiva Clinica con i modelli di intervento della TCC e delle tecniche specifiche inizia, in questo ambito, a partire dalla definizione della psicopatologia relata al trauma.
Vivere un trauma
Il trauma è una esperienza accompagnata da emozioni negative molto forti che possono essere estremamente intense. In genere è associato ad un evento che può essere vissuto in prima persona, sulla propria pelle, o assistito mentre accade ad altre persone. Un trauma psicologico è un vissuto che ha caratteristiche tali da interrompere il senso di continuità che caratterizza il flusso della nostra coscienza. L’evento traumatico, per essere tale, deve produrre una esperienza critica di rottura che minaccia l’integrità e il funzionamento normale sia del corpo che della mente. Il trauma psicologico è quindi una rottura della integrità e del funzionamento psicologico ed emotivo.
In relazione all’evento che li accompagna, i traumi possono essere inscritti in due tipologie generali. Possono essere traumi “puntuali” o traumi “continuativi”. I traumi puntuali sono eventi che minacciano la vita o l’integrità fisica e psicologica; manifestano la loro comparsa, hanno una certa durata, e poi cessano. Pensiamo, ad esempio, a incidenti stradali, calamità naturali, aggressioni, abusi sessuali, diagnosi di malattie, interventi chirurgici, etc. I traumi “continuativi”, invece, sono in genere legati a relazioni interpersonali disfunzionali e stressanti, sono ripetuti nel tempo e tendono alla cronicizzazione. Esempi di tale tipo possono essere relazioni affettive aggressive, maltrattanti, umilianti, fredde, anaffettive o caratterizzate da trascuratezza e rifiuto. In questo secondo caso gli individui sono esposti cronicamente a condizioni relazionali emotivamente stressanti che contribuiscono, in maniera determinante, alla costruzione e stabilizzazione di credenze negative disfunzionali su se stessi, gli altri e le relazioni.
Il trauma psicologico è, quindi, il vissuto di un evento, spesso imprevisto e improvviso, che può essere devastante e destabilizzante. Le persone che vivono eventi traumatici si sentono sopraffatte dall’evento stesso e possono sperimentare paura e angoscia incontenibile. Il corpo può rispondere, con una completa perdita di coscienza, uno svenimento, una sensazione di completo congelamento oppure con un’agitazione incontrollabile.
Un evento traumatico costruisce una “memoria esperienziale”, un ricordo dell’evento che, a differenza dei normali ricordi, quando si attiva produce emozioni molto forti e soverchianti. Le persone che hanno avuto esperienze traumatiche conservano nel corpo e nella mente le scene, le immagini, le emozioni e le sensazioni fisiche di quel momento e possono riviverle in qualsiasi momento con la stessa forza e intensità.
Cosa succede durante il trauma
Durante un evento traumatico si assiste ad una intensa attivazione emotiva oltre che alla perdita delle capacità di coscienza e di elaborazione delle informazioni che giungono dai nostri sensi. Il vissuto è spesso quello di sentirsi sopraffatti da emozioni negative, principalmente la paura, e da una marcata attivazione neurovegetativa del proprio corpo. Dal momento che una esperienza traumatica è per definizione connotata da emozioni molto intense, si costruisce una memoria che è poco analizzabile cognitivamente e incapsulata al livello corporeo.
Cosa succede dopo un trauma
Dopo aver vissuto un evento traumatico il nostro corpo produce una serie di risposte fisiologiche legate allo stress. Nella maggior parte dei casi sia gli aspetti fisici che quelli psicologici vanno incontro a risoluzione. Dal punto di vista ormonale e neurovegetativo si ritorna ad un funzionamento equilibrato e la nostra mente elabora l’evento in modo adattivo. Questo fenomeno è chiamato resilienza spontanea. In termini psicologici l’elaborazione dei vissuti traumatici coincide con la possibilità di costruire una narrazione del ricordo dell’evento che possa essere integrata nella trama autobiografica dell’individuo. Riuscire a parlare di un evento traumatico tollerando la paura, l’angoscia, la tristezza o le altre emozioni negative che si attivano durante la narrazione è l’indicazione della buona elaborazione. In sintesi, un trauma si può considerare elaborato quando si riescono a raccontare i fatti, ad inserirli nella storia di vita e a tollerare le emozioni che scaturiscono dalla narrazione.
Cosa succede se il processo di resilienza è bloccato
I vissuti psicologici traumatici possono essere spiegati, metaforicamente, come delle ferite che per qualsiasi motivo possiamo procurarci sulla pelle. L’elaborazione di un trauma consiste nella possibilità di ottenere una cicatrice a ricordo e testimonianza di quanto è successo. Al pari della pelle, possiamo subire ferite in grado di lasciare cicatrici piccole o quasi invisibili ma, a volte, anche cicatrici più grandi. Il processo di resilienza traumatica è come un processo cicatriziale. Quando la ferita è profonda o particolarmente lacerata non è capace di rimarginarsi da sola. In questo caso il processo di riparazione è bloccato. In questi casi è necessario un intervento professionale che consente l’attivazione del processo di cicatrizzazione. Una ferita che resta aperta non guarisce e può portare conseguenze negative importanti.
I sintomi dello stress e del trauma
L’esperienza traumatica viene conservata nelle nostre memorie in una forma poco elaborata, una configurazione di pensieri, emozioni e stati del corpo confusa e non integrata che in qualsiasi momento, in particolari condizioni, può riesplodere in modo incontrollato. Queste memorie possono essere silenti anche per molto tempo per poi riattivarsi in tutta la loro intensità in momenti “inaspettati”. Quando questo accade la persona torna a funzionare come nel momento del trauma. Quando si riattiva una esperienza traumatica l’individuo rivive il passato nel presente. Questo meccanismo può essere molto spaventante per l’individuo e innescare, in tal modo, il meccanismo della “paura della paura”. La paura che si sperimenta è quella di “rivivere” il funzionamento assimilato durante l’evento traumatico. Questi momenti sono atterrenti e angoscianti, e in molti casi non consentono di mantenere una buona qualità della vita dal punto di vista emotivo, affettivo, relazionale e lavorativo.
Sintomi fisici e fattori psicologici
Sintomi fisici:
- tensione
- tremori e sudorazione
- aumento della frequenza cardiaca
- vertigini
- nausea e disturbi addominali
- formicolii o intorpidimento alle estremità ed intorno alla bocca (parestesie)
- derealizzazione e depersonalizzazione
- palpitazioni
- dolori al torace
- sensazione di mancanza di respiro (asfissia, dispnea, fiato corto)
Fattori psicologici:
- vulnerabilità (senso crescente di allarme e di pericolo)
- paura di perdere il controllo o di impazzire
- senso di vuoto mentale
- intrusione di ricordi, immagini, e pensieri negativi
- attuazione di comportamenti protettivi e ritiro sociale
- paura della paura
- credenza di essere una persona psichicamente fragile
- evitare la perdita del controllo su di sé
- credenze premonitrici catastrofiche o di perdita di controllo (“se sento confusione mentale sto per impazzire”, “se il cuore batte forte avrò un infarto”)
- evitamento: l’evitamento è una delle strategie principali per controllare la minaccia. Si possono evitare pensieri associati al trauma o i luoghi che ricordano l’evento traumatico.
Questo quadro sintomatologico può arrivare a definire un Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS). Questo disturbo è caratterizzato appunto dal “rivivere” continuamente l’evento traumatico, continuando a provare tutte le emozioni, sensazioni e pensieri negativi esperiti in quel momento.
È proprio quando ci si rende conto che le reazioni sono di questo tipo e che la sofferenza è significativa che è necessario chiedere aiuto ad uno specialista.
I sintomi del Disturbo Post Traumatico da Stress più frequenti sono:
Sintomi intrusivi collegati all’evento traumatico:
- ricordi involontari ricorrenti e spiacevoli dell’evento;
- sogni ricorrenti spiacevoli i cui contenuti ed emozioni sono collegati all’evento;
- flashback in cui il soggetto “vede e sente” o agisce come se tornasse nel momento del trauma;
- ipervigilanza, marcata reattività e risposte di allarme;
- difficolta di riposo e concentrazione;
- difficoltà relative al sonno;
Reazioni fisiologiche marcate e intense a fattori scatenanti interni o esterni relati all’evento traumatico:
- evitamento persistente sia comportamentale che psicologico delle caratteristiche o degli stimoli o dei ricordi o sensazioni associati all’evento traumatico;
- congelamento, iperagitazione psicomotoria, perdita di coscienza, svenimento;
Distorsioni e alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento traumatico:
- derealizzazione e depersonalizzazione;
- amnesia specifica di momenti e aspetti accaduti durante l’evento;
- costruzione e stabilizzazione di credenze patogene e aspettative negative relative a se stessi, ad altri o al mondo (per es. Io sono colpevole, io non sono una buona persona, io non sono affidabile, il mondo è pericoloso, le personae sono pericolose, cattive, etc);
- stati emotivi negativi persistenti e duraturi (per es. paura, rabbia, tristezza, colpa, vergogna, disperazione);
- preoccupazione per il futuro, disistima, depressione
Intervento terapeutico
Secondo le Linee Guida di Eccellenza Clinica sviluppate dal NICE (2005), fra i trattamenti più efficaci per la cura del PTSD ci sono la Terapia Cognitivo Comportamentale e il metodo psicoterapeutico della Elaborazione e Desensibilizzazione attraverso i Movimenti Oculari (EMDR) che consiste in una tecnica protocollata per il trattamento di vissuti associati ad eventi traumatici.
Per il trattamento dei disturbi derivanti da Stress e da Trauma, il nostro Centro Clinico offre un trattamento che integra il metodo EMDR all’interno della Terapia Cognitivo Comportamentale. L’intervento ha lo scopo di costruire una cornice di trattamento mediante:
- Valutazione completa della sintomatologia presentata (medica e psicologica)
- Condivisione dell’esperienza stressante o traumatica
- Psicoeducazione sul disturbo
- Ristrutturazione cognitiva e promozione delle funzioni di consapevolezza di Sè e del funzionamento interpersonale (metacognizione)
- Facilitazione della rielaborazione somatica, emotiva e psicologica degli eventi stressanti o traumatici (EMDR)
- Regolazione delle emozioni (cognitive, mindfulness, imagery e tecniche di rilassamento orientate al corpo)
- Rivalutazione completa e follow-up
Roberto Pedone, PhD.
Docente e supervisore EMDR – APC/SPC (apc.it)
Per ulteriori informazioni scrivici a: info@arspsico.it