Nel corso degli ultimi anni sono stati effettuati vari studi circa i benefici della pratica di meditazione di consapevolezza all’interno di alcuni trattamenti di cura per i disturbi dell’alimentazione.
La Mindful Eating, in particolare, si è affermata come metodo di successo all’interno di protocolli terapeutici multidisciplinari, per la cura dei Disturbi Alimentari dimostrando la sua efficacia nella pratica clinica.
Si tratta di un ottimo strumento, anche per chi non soffre di un vero e proprio disturbo dell’alimentazione, soprattutto per affrontare in modo efficace i cosiddetti “attacchi di fame” (o “fame nervosa”, “fame emotiva”).
La Mindful Eating fa parte del più ampio mondo della Mindfulness, introdotta in Occidente dal monaco buddista vietnamita Tich Naht Hanh e da Jon Kabat-Zinn, suo allievo. Quest’ultimo ha contribuito a diffondere la Mindfulness, inserendola nei percorsi psicoterapeutici in base ad un preciso protocollo e contribuendo a dimostrarne la validità e l’efficacia da un punto di vista empirico.
La Mindful Eating non ci dice cosa e quanto mangiare, ma come e perché: insegna, cioè, come mangiare con consapevolezza.
Si tratta di un approccio innovativo al cibo, il primo in assoluto a non prescrivere cosa mangiare e cosa non mangiare, lavorando, invece, sul modo in cui ci relazioniamo al cibo. Ci insegna ad essere sensibili e responsivi nei confronti del nostro corpo, compresi i sensi, i segnali di fame e sazietà, le emozioni ed i pensieri.
Il percorso Mindfulness Based Eating Awereness Training (MB-EAT), ideato e validato da Jean Kristeller si struttura in 9 incontri più due di follow-up finalizzati al miglioramento del proprio comportamento alimentare, e più in generale allo sviluppo di un più salutare ed equilibrato atteggiamento verso il cibo. L’MB-EAT è principalmente focalizzato ad eliminare, o quantomeno a ridurre, comportamenti di scarsa consapevolezza nel mangiare. Si pone l’attenzione inoltre allo stress correlato al mangiare e alle modalità disfunzionali nel comportamento alimentare attraverso l’applicazione di pratiche di mindfulness.
Attraverso la Mindful Eating è possibile provare piacere per il cibo che si mangia, senza sfociare nell’iperalimentazione e nelle conseguenze negative ad essa legate come i sensi di colpa e lo stress. Si tratta di una sequenza di esercizi che va ripetuta ad ogni incontro e che aumenta la portata della sua efficacia proprio grazie alla ripetizione: un vero e proprio allenamento.
La persona che svolge questa pratica viene invitata ad approcciarsi al cibo in un modo nuovo: il cibo, sempre presente nelle sessioni di esercizi, viene esplorato attraverso i sensi.
Gli esercizi hanno come finalità quella di ottenere la presenza mentale durante i pasti, per un’alimentazione consapevole in opposizione ad un’alimentazione meccanica e automatica.
Questo concetto, applicabile in ogni ambito della vita, non solo in quello dell’alimentazione, si riferisce alla capacità di essere presenti mentalmente e con tutti i nostri sensi quando facciamo qualcosa. L’attenzione è focalizzata sul “qui e ora”, sui messaggi sensoriali, sull’ascolto del proprio corpo.
Con la Mindful Eating, mangiare diventa un’esperienza sensoriale.
Le persone che affrontano tale percorso riferiscono di aver imparato ad osservare e sentire il proprio corpo e, quindi di aver imparato a distinguere i “segnali” legati al senso di fame e quelli, ad esempio, legati alla percezione dell’ansia. Ciò ha aiutato a riflettere su quanto le due condizioni spesso siano correlate, facilmente confondibili e, quindi, quanto sia frequente essere tratti in inganno e ritrovarsi a mangiare svogliatamente o voracemente nel tentativo vano, inefficace e frustrante di soddisfare un bisogno che si è poco abituati a riconoscere.
L’obiettivo del protocollo MB-EAT non è quello di far dimagrire o far ingrassare ma quello di allenare e migliorare, possibilmente, l’osservazione di noi e del nostro sentire rispetto all’esperienza del cibo sui piani corporeo, emozionale e cognitivo.
Coloro che si approcciano al protocollo hanno di solito una storia di numerosi tentativi di dieta falliti e sono molto diffidenti. È utile, pertanto, sottolineare quanto sia importante non la quantità del cibo ingerito ma la qualità del momento vissuto durante i pasti e dunque la possibilità di mangiare con consapevolezza e di percepire, per esempio, il gusto di ciò che viene consumato.
Il programma prevede un incontro iniziale per la conoscenza del soggetto e per dare informazioni circa la pratica della meditazione e del programma. Ciascun incontro successivo prevede una pratica meditativa, la condivisione, e l’assegnazione di compiti da svolgere a casa che riguardano per lo più la pratica formale e informale e, il pasto consapevole.
Per saperne di più contattaci oppure invia una mail a info@arspsico.it
Riferimenti bibliografici:
- Kristeller, J. L. and Wolever, R. Q., (2010), Mindfulness-Based Eating AwarenessTraining for Treating Binge Eating Disorder: The Conceptual Foundation, Eating Disorders: The Journal of Treatment & Prevention, 19:1, 49-61
- Montesarchio, T., (2017), Mindful Eating, una metodologia innovativa per regolare il rapporto con il cibo, EPC editore, Roma